C’era una volta un arcivescovo. Era un uomo molto ricco e potente. Si chiamava Clemens Wenzeslaus di Sassonia. Abitava a Treviri, una città fondata dai Romani e attraversata dalla Mosella, un bellissimo fiume. Da grande appassionato di vino, andava in giro assaggiando di qua e di là e si rese conto che la viticoltura del suo territorio era un po’ in disordine. C’erano soprattutto tanti tipi di vitigni che a dire il vero non davano proprio un buon vino. Una volta fatta questa scoperta si mise subito a lavorare e promulgò un editto in cui ordinava di coltivare solo le varietà migliori, prima fra tutte quella del riesling.
A questo punto, direi, lasciamo il nostro arcivescovo. Non vi sto mica raccontando una favola! Fatto sta però che l’editto da lui emanato nel 1787 fu il primo passo decisivo verso una viticoltura di qualità che portò il buon nome della Mosella e del suo riesling in tutto il mondo. Intorno al 1900 il piccolo paese di Traben-Trabach, situato a metà strada tra Treviri e Coblenza, era il più grande mercato di vino dopo quello di Bordeaux e i vini della Mosella spuntavano prezzi fra i più alti in tutta l’Europa.
Poi la svolta. Il flagello della fillossera, due guerre e una sempre maggiore produzione di vini zuccherosi e banali. A partire dagli anni Ottanta un cambiamento radicale, introdotto da una nuova filosofia produttiva: produrre meno ma meglio e soprattutto puntando sulla massima riconoscibilità del terroir. Nomi come Löwenstein, Haag, Molitor, Prüm e Dr. Loosen hanno segnato una nuova epoca, ma la lista di nomi eccellenti cresce di anno in anno come si può notare sfogliando le oltre 1000 pagine del Gault&Millault, la guida più autorevole dei vini tedeschi.
Tutto qua? Certamente no, perché il vino per quanto possa essere buono va anche venduto. E a venderlo contribuisce anche l’enoturismo perché riesce a legare il vino all' esperienza di un territorio che emoziona. In questo, a mio parere, la Mosella è un modello da seguire. Vi racconto come hanno fatto.
Gli ingredienti ci sono tutti: vini eccellenti, un paesaggio meraviglioso, una storia di più di 2000 anni e una gastronomia che copre l’intera fascia dai piatti tipici fino ai livelli dell’alta cucina di stile internazionale. Mancava solo la connessione tra questi elementi all’interno di un enoturismo moderno, con altre parole si doveva »fare sistema«. Non solo per vendere meglio il vino ma anche per sfruttare tutte le potenzialità economiche di una regione praticamente priva di industria. Per fare sistema si doveva creare una rete di forti legami di collaborazione tra diversi operatori che potevano contribuire alla creazione, comunicazione e vendita di tutti i prodotti turistici del territorio.
Alla base del turismo mosellano c'è la convinzione che il turismo di qualità è rappresentato soprattutto da viaggiatori individuali che spesso non scelgono un pacchetto tutto compreso ma si costruiscono, smartphone e tablet alla mano, i loro pacchetti individualmente. E per quanto riguarda i loro gusti e preferenze sono irrimediabilmente nomadi, pronti a saltare da una categoria di turismo, da un tipo di offerta all’altra. Se questa è la realtà, un sistema turistico che punta solo sullo sviluppo delle singole categorie turistiche (sportivo, culturale, enogastronomico ecc.) senza garantire la massima flessibilità e connessione fra di loro non incontra più le esigenze del turista di oggi. Questa la teoria. E la prassi? Vediamo.
Considerando che la Mosella viene frequentata principalmente da turisti olandesi e tedeschi che amano il trekking, la regione ha pensato bene di costruire un modernissimo sistema di sentieri lungo il fiume che si estende per 365 km dal confine con la Francia e il Lussemburgo fino a Coblenza dove il fiume sbocca nel Reno. Su tutta la lunghezza del “Moselsteig” – marchio ufficiale di questa rete sentieristica - gli amanti del trekking possono informarsi tramite qr-codes sui vari punti di partenza e arrivo, o ritrovare il sentiero desiderato via gps.
Tramite un sito ufficiale e una presentazione su facebook l’utente accede facilmente a tutte le informazioni per organizzare al meglio il suo tour: accanto a descrizioni dettagliate dei sentieri, si trovano informazioni sugli alberghi più vicini al sentiero, le trattorie, le varie coincidenze per bus, battello e treno, naturalmente con gli orari ed elencando tutte le fermate servite. Un meritato riconoscimento come „Leading Quality Trail – Best of Europe“ aiuta ulteriormente ad attrarre nuovi appassionati di camminate.
Come detto sopra però, anche la categoria del viaggiatore con lo zaino è cambiato. Ed è proprio qui che l’arte di fare sistema si presenta al meglio. Chi oggi ama il trekking non disprezza affatto la buona cucina nutrendosi esclusivamente dal panino che porta nello zaino. E magari preferisce anche interrompere di tanto in tanto le sue camminate con un soggiorno rilassante in un centro benessere, una serata con una cena su un battello o ascoltando un concerto di musica classica in uno dei famosi castelli che troneggiano lungo il fiume.
Ecco perché servono le connessioni strutturali tra tutte le offerte turistiche di una determinata regione. In un sistema turistico moderno tutto deve essere facilmente interscambiabile altrimenti si rischia di perdere il turista che abbandona una regione in favore di un'altra più flessibile e meglio organizzata. Una volta preparato l’asse principale di un sistema turistico – in questo caso il trekking – bisogna che tutte le altre grandi e piccole offerte si connettano con questa realtà e anche tra di loro creandone una vera e propria rete. Come si vede, “fare sistema” nel turismo consiste in una sorta di ‘ping pong’ giocato non a due o a quattro ma con dozzine di operatori che si rimandano il viaggiatore con un quasi infinito numero di possibili combinazioni.
Un esempio: Prendiamo un amante del trekking con una passione per la storia. Visitando il Rheinisches Landesmuseum a Treviri è rimasto affascinato dai reperti che ben documentano la viticoltura gallo-romana lungo la Mosella. Per approfondire l’argomento ha deciso di fare trekking nella zona fra Ürzig e Traben-Trabach luogo di ritrovo di un impianto per la vinificazione di epoca romana, meravigliosamente restaurato.
Ad attenderlo sul posto c’è un Weinbotschafter (ambasciatore del vino), una guida specializzata nell’ambito del vino e della sua storia grazie ad un corso organizzato dalla camera di commercio di Treviri. La guida l’ha potuta prenotare già a Treviri nell’Ufficio d’Informazione Turistica o chiamando un centro prenotazioni guide che gestisce le numerose visite guidate eseguite da questa nuova figura professionale.
E adesso con la guida è tutta un'altra storia. L’orizzonte del visitatore si allarga, comincia a vedere come la storia si protrae nel presente. Insieme alla sua guida attraversa la storia e si avvicina al vino.
Ad esempio non sapeva che la famiglia di Karl Marx, il figlio più famoso di Treviri, possedeva dei vigneti e che proprio la miseria di tanti viticoltori della Mosella alla fine dell’ Ottocento era il tema dei primi articoli del giovane Karl, all’epoca ancora redattore del giornale locale. Decide di tornare un giorno in zona per visitare anche il museo dedicato al filosofo tedesco. Intanto però si chiacchera, si cammina sul Moselsteig ed è tempo per una merenda. La guida propone la sosta in una delle famose Strausswirtschaften, un tipo di osterie con una tradizione che addirittura affonda le proprie radici in un editto di Carlo Magno dell’ 812; per il nostro appassionato di storia ovviamente il posto giusto.
Dopo il pranzo semplice ma delizioso con un piatto tipico e un bicchiere di vino in perfetto abbinamento vede esposti in una vetrina del locale un paio di acquarelli del viticoltore Heinz Ames, dipinti … ovviamente con il vino! Passa nello studio del pittore-viticoltore e acquista una delle sue meravigliose opere. Ormai sì è fatto tardi. Nessun problema. Decide di tornare a Bernkastel-Kues, dove alloggia, col battello, tipico e pratico mezzo di trasporto sul fiume - magari sorseggiando un altro bicchiere di riesling.
E ora di cena ma prima fa ancora una passeggiata nel centro storico. Davanti ad una pasticceria si ferma, incuriosito da un cioccolatino chiamato Cusanus-Kugel ovvero palla di Cusano. Nicola Cusano, il grande filosofo e teologo del 400’ nato a Kues sull’altra sponda del fiume, lo conosce e gli viene in mente il gioco divertente da questi inventato per spiegare una sua teoria della conoscenza. Sorride, l’invenzione del pasticcere gli piace. Domani comprerà un paio di queste delizie. Prima di tornare a casa visiterà ancora la casa natale di Cusano e su consiglio del custode competente e gentile anche l’ospizio da lui fondato. A sua grande sorpresa troverà all’interno del complesso il Weinkulturelles Zentrum (centro di cultura del vino). Nella sua enoteca si possono degustare più di 120 vini della Mosella ma la bottiglia di un certo vino che doveva portare a un suo amico lì non la trova. Il sommelier del centro gli consiglia un'enoteca specializzata del centro di Bernkastel dove il nostro viaggiatore la troverà felice e contento.
Anche questo significa fare sistema: sentirsi orgogliosamente parte di un team che propone una regione piuttosto che sempre e solo se stesso in ostile concorrenza con chiunque altro.
E qui finisce la storia che volevo raccontare ma ne inizieranno tante altre. Perché il nostro turista è arrivato come amante del trekking e appassionato di storia ma se ne va con il vino nel cuore. Parlerà bene della regione, dei suoi musei, dei vini e delle offerte gastronomiche. Altri lo seguiranno di certo.
Ulrich Kohlmann
Foto: © autore; barca con botti ©Rheinisches Landesmuseum, Trier; mappa Moselsteig ©Mosellandtouristik; guida Gaullt&Millaut © Christian Verlag München.